Dalla TERRA allo SPAZIO: gli elementi cosmici e il loro simbolismo

seminario in otto incontri
condotto da
Marilia Albanese

Laos, Luang Prabang, cascate di Kuang Si. Foto Marilia Albanese

Fondamentali nell’ambito di molte culture – da quella greca a quella indiana -, i cinque elementi cosmici si innestano in un
affascinante e ricco contesto simbolico.
Esplorarlo non solo allarga gli orizzonti della mente, ma offre anche strumenti per una migliore conoscenza e gestione del
proprio mondo interiore.

 

Gli incontri, condotti con l’ausilio d’immagini e filmati, si articolano in momenti discorsivi e semplici esperienze
pratiche alla portata di tutti e si tengono il giovedì dalle ore 18 alle ore 20.
Sede: c/o il CNU, Centro Nuovo Umanesimo
via Montepulciano 15 – Milano
(metro rossa e verde, stazione Loreto)

Costo per gli otto incontri: 180 euro
Iscrizioni e informazioni:
marilia.albanese [CHIOCCIOLA] tiscali.it

PROGRAMMA
Giovedì 6 ottobre 2011:
I cinque elementi cosmici e la loro “storia”
Giovedì 10 novembre:
La terra, stabilità e radicamento
Giovedì 1° dicembre:
L’acqua, adattabilità e appagamento
Giovedì 12 gennaio 2012:
Il fuoco, ardore e contenimento
Giovedì 23 febbraio:
L’aria, flessibilità e leggerezza
Giovedì 22 marzo:
Lo spazio etereo, limite ed espansione
Giovedì 26 aprile:
L’albero, sintesi simbolica dei cinque elementi
Giovedì 10 maggio:
Una nuova “creazione”

DALLA TERRA ALLO SPAZIO: GLI ELEMENTI COSMICI E IL LORO SIMBOLISMO
Presentazione del seminario

Sono ormai quarant’anni che mi occupo di cultura indiana, avendo avuto la fortuna, subito dopo la laurea, di iniziare a insegnare. Quello che più mi attraeva nell’ambito dello studio e dell’insegnamento era il campo artistico, perché in esso venivano espressi in maniera immediata i contenuti fondamentali del pensiero indiano, con tutte le sue sfaccettature: l’esempio più significativo di tutto ciò è il tempio, la più potente esplicitazione della visione indiana dell’Essere. A mano a mano che approfondivo le ricerche, mi addentravo nel mondo dei simboli, rimanendone dapprima affascinata a livello intellettuale e poi sempre più conquistata a livello profondo, oserei dire viscerale. Progredendo in esperienza e in età, mi rendevo sempre più conto di come il termine simbolo davvero esprimesse la funzione di collegamento (sunballein) tra i vari piani dell’essere interiore ed esteriore.

Nel frattempo ero entrata in contatto con il mondo dello yoga, al quale ancora in parte appartengo, avendo mantenuto la funzione di docente formatore in alcune scuole quadriennali per insegnanti yoga. In tale area avevo iniziato a conoscere quello che l’India aveva elaborato nel corso di millenni in merito al mondo mentale. Il simbolo assunse così una risonanza più ampia, ponendosi come possibile supporto e strumento per la conoscenza e il controllo della mente e degli stati emotivi da essa prodotti. Cominciai allora a impostare i corsi di cultura indiana con un taglio diverso, cercando di evidenziare quei concetti e quelle dottrine che potessero offrire spunti di riflessione e intervento nella quotidianità. Non più un approccio unicamente informativo, ma bensì uno formativo, innestando nel mio contesto occidentale e del terzo millennio elementi che avevo sperimentato preziosi per la crescita personale e l’interazione equilibrata e consapevole con gli altri e il mondo. Il tutto con le indubbie difficoltà che insorgono nel trasporre gli assunti di una civiltà in un humus che non è quello originario. Al contempo recuperavo le mie radici, la mia cultura, risignificandola alla luce di un’altra così distante, eppure per molti versi vicina, soprattutto quando ad entrare in gioco erano le componenti fondamentali dell’essere umano e il suo rapporto con la vita. E di nuovo il simbolo gettava ponti fra i due mondi, quello ereditato per nascita e quello che avevo scelto come ambito professionale.

In tale percorso la dottrina degli elementi cosmici mi ha offerto numerosi spunti di aggancio tra l’India e l’Europa, nonché possibilità di supporto per l’ascesi nel senso etimologico del termine: dal greco askesis, “esercizio” su di sé per migliorare la propria condizione psicofisica e spirituale. Terra, acqua, fuoco, aria e spazio s’incontrano sia nella cultura greca – in particolar modo nei presocratici – che in quella indiana, studiati dal punto di vista mistico, filosofico, scientifico, pratico e altro ancora. La ricerca che svolgo su di questi è cominciata una decina di anni fa e da cinque anni si è consolidata in seminari, corsi e incontri residenziali. Quest’anno propongo una serie di appuntamenti descritti nel box a colori: il lavoro si articola in un intreccio di teoria e pratica, ove letture, immagini e proiezioni spiegano come gli elementi siano considerati nell’ambito greco e soprattutto in quello indiano mentre semplicissimi esercizi aiutano a contattare dentro di noi la dimensione terrestre, acquatica, ignea, aerea e spaziale. Tali dimensioni vengono ricuperate in chiave psicologica, nel senso che ognuna di esse può essere collegata a differenti qualità, emozioni, stati d’animo ecc., la cui accoglienza, contenimento e trasformazione possono essere favorite da opportune pratiche.

Prendiamo la terra e la dimensione della solidità che la caratterizza. Stabilità, radicamento, equilibrio sono alcuni degli aspetti collegabili alla “solidità”. Che cosa li minaccia o li rende precari? Proveremo a scoprirlo attraverso brevi questionari, momenti di riflessione e scambio di opinioni, abbinando semplici esercizi fisici, ad esempio tadasana, la postura della montagna ispirata allo yoga e di facile esecuzione, che aiuta a essere consapevoli del peso corporeo e della sua distribuzione e favorisce il radicamento nel presente. La presenza di spirito passa anche e soprattutto attraverso la propriocezione, la coscienza del nostro essere nello spazio e nel tempo. La forma fisica è la cornice che contiene e dà risalto a un processo più profondo, essenziale, che si alimenta anche grazie ai rimandi simbolici, capaci di aprirci ad altre dimensioni che il ragionamento da solo non può raggiungere.

Nel mondo indiano si parla di tre grandi vie di realizzazione: la via del fare, la via del pensare, la via del sentire. Il percorso si situa nel contesto spirituale e la meta è altissima, la liberazione dal doloroso ripetersi delle esistenze. Eppure anche nella vita di tutti i giorni, quella in cui continuamente ci giochiamo, portare attenzione a tutte e tre le dimensioni del nostro essere nel mondo e lavorare sul corpo, sulla mente, sul “cuore”, è un modo per cercare di esprimerci a tutto tondo, facendo fruttare tutti i nostri talenti. Per questo, se seguirete il corso, dovrete lavorare con il corpo, la mente e il cuore.

Foto Marilia Albanese
Cerimonia a Ujjain: aspersione del liṇgayoni. Acqua e fuoco sono gli ingredienti fondamentali per la pūjā, il rito di offerta alla divinità.