Introduzione

Nasdiki nasce dalla necessità di esprimermi in prima persona, viste le informazioni carenti, errate o distorte che circolano in rete legate al mio nome, ma soprattutto scaturisce dal desiderio di un confronto e di uno scambio con gli altri ancora più allargato di quello che ho nelle lezioni, negli incontri e nei seminari. 

Nasdiki in lingua hindi significa “vicinanza” ed io vorrei, nei limiti delle mie possibilità, rendere più vicina la cultura dell’India, senza snaturarla o forzarla in categorie mentali occidentali. Devo molto ai quarant’anni di studi in ambito indiano: non solo mi hanno allargato gli orizzonti, ma mi hanno reso più consapevole delle mie radici occidentali e dell’essere figlia del mio tempo.

L’incontro con l’India mi ha aiutato a incontrare me stessa: il grande patrimonio mitico e la ricchissima iconografia di questa civiltà plurimillenaria mi hanno restituito il senso profondo e terapeutico del simbolo, inducendomi a esplorare sempre di più il mio mondo interiore. Di conseguenza ho sentito il bisogno di conoscere maggiormente il contesto psicologico al quale appartengo e ho affrontato lo studio della psicologia umanistica occidentale, scoprendo molte affinità con certi assunti buddhisti e hindu. Ma soprattutto la fondamentale convinzione indiana di un sostrato sacro dietro le trame del profano e la fede incrollabile in una dimensione che va ben oltre quella umana, mi hanno insegnato a coltivare la speranza di un senso ulteriore nella vita. Un senso che prima di tutto si trova nel qui e nell’adesso, nella vicinanza a se stessi, agli altri, al mondo. Nasdiki, appunto.