Anjali

Anjiali
Offrire danzando

a cura di Caterina Corni. Fotografie di Melina Mulas, danza di Nuria Sala Grau, testi di Marilia Albanese

Edizioni Astragalo, Trecate (NO), 2022
ISBN 979-12-80722-37-9

Dalla prefazione di Marilia Albanese:

Che senso può avere per un’artista occidentale esplorare ambiti lontani come quelli della danza classica indiana? La risposta immediata è che si tratta di apprendere un altro linguaggio espressivo per potenziare e risignificare il proprio, attingendo a un mondo simbolico e mitico ricchissimo, come indubbiamente è quello indiano. La scelta di allontanarsi dalle proprie radici culturali e dalle esperienze maturate in tale contesto, inoltre, apre a nuove possibilità.

Ma in questo caso, ove l’esperienza è condivisa da due artiste di diversa provenienza – una danzatrice e una fotografa – che si concentrano sui diversi aspetti della Dea e sui suoi miti, il senso della ricerca va oltre le ovvie motivazioni esposte. Per entrambe, l’esecutrice che rappresenta e vive gesto e postura e la spettatrice che ne fissa l’intensità emotiva attraverso la macchina fotografica, il processo è ben più profondo e sottile: prendendo le mosse da un’arte antica, geograficamente e culturalmente ben delimitata come è il bharatanatyam, rivivendo le vicende della Dea e le sue emozioni, dietro le rappresentazioni mitiche emergono i molteplici risvolti dell’affascinante e inquietante archetipo femminile.

 L’archetipo del femminile trova nell’immagine indiana della Grande Dea una delle sue più potenti e polimorfe rappresentazioni. Malgrado i tentativi di limitarne i poteri e esorcizzarne gli aspetti selvaggi messi in atto a partire dal VI sec. a.C. dai brahmani, la casta sacerdotale detentrice della scienza sacra e dell’autorità religiosa, l’antichissima preminenza della Dea quale Signora della Vita e della Morte – proiezione del dinamismo cosmico che incessantemente origina, trasforma e dissolve l’universo – è ribadita dal suo patrimonio mitico e rituale. Al tempo stesso divinità terribile e madre amorevole, la Dea adombra le contraddizioni dell’esistenza che eternamente riproduce se stessa.

Per rappresentare le storie della Dea la danzatrice ha dovuto viverle scendendo nel profondo del proprio essere per confrontarsi con i lati tenebrosi del femminile, con il potere lunare che è crescita e decrescita, luce e oscurità. Non è facile per la donna moderna e occidentale ricuperare parti di sé rimosse o represse da secoli e secoli di cultura patriarcale e di subordinazione a essa. Ancora meno facile oggi, ove le stesse donne sono conniventi nel processo di occultamento degli aspetti più inquietanti della loro natura, ai quali abdicano in nome di una fittizia parità, spesso condizionate da un senso d’inferiorità e da una vergogna inconscia o negata. Il conflitto tra razionalità ed emotività, modalità d’essere arbitrariamente declinate come maschile e femminile, ha creato lacerazioni devastanti nel cuore della donna: la Dea selvaggia non ha diritto di cittadinanza nelle nostre controllate, formali e algide società.

A differenza di altre culture, l’India non ha rimosso dal sacro nessun aspetto scomodo o riprovevole, nella coraggiosa consapevolezza della presenza dell’ombra tenebrosa nelle profondità dell’essere umano. L’addentrarsi nei meandri della psiche, simbolicamente rappresentato dalla discesa negli inferi, dal passaggio nel labirinto o dall’attraversamento della foresta, conduce a fronteggiare demoni e mostri, aspetti temuti o negati di sé.  Proiettarli in forme divine e rappresentarli nelle trame dei miti aiuta a diventarne consapevoli per trasformarli o contenerne gli effetti negativi.

Così Kali, Camunda e altre terribili e a volte ripugnanti divinità femminili sono maschere della Dea, che nel gioco di luci e di ombre dell’esistenza ora appare materna e solare, ora mortifera e lunare.

Nuria Sala, foto Melina Mulas

Le fotografie di Anjali sono state presentate per la prima volta in una mostra nel 2006 a Minorca, nell’ambito di un festival sulla danza hindu. Melina allora fotografò Nuria sullo sfondo di Lithica, una cava di tufo abbandonata che evocava perfettamente l’idea di un’India immaginaria e simbolica. Alla mostra di Minorca ne seguirono altre, ultima quella tenutasi presso lo Studio Medico Boscovich di Milano, a cui si deve la sponsorizzazione del libro.

https://www.marilia-albanese.it/quando-danzano-gli-dei/

Nuria Sala, foto Melina Mulas